Grazie all’intelligenza artificiale nel nostro quotidiano nuovi tipi di interazione uomo-macchina nascono e gradualmente migliorano la qualità della vita. Nel caso di persone con handicap questo effetto è sorprendente, e può davvero fare un’enorme differenza. In questo articolo vedremo il caso dell’interazione vocale intelligente per persone con gravi problemi di vista.
Contestualizziamo l’audience per le applicazioni tecnologiche di cui parliamo oggi:
Dato il trend di invecchiamento della popolazione, tutte queste cifre sono probabilmente destinate ad aumentare, poiché molti di questi problemi sorgono con l’età avanzata.
Il mondo della robotica umanoide e delle nuove tecnologie ci confermano che il primo fondamentale senso per compiere la maggior parte delle azioni ed elaborare informazioni è la vista.
L’espressione umana assume tante forme anche non verbali, è molto complessa e varia da cultura a cultura. Parole, cadenza, intonazione, espressioni facciali, linguaggio del corpo: tutto questo è comunicazione, ed è uno dei motivi per cui tutti tendiamo a preferire incontri di persona a telefonate o videoconferenze.
Quanto le tecnologie possono aiutare ad “aumentare” il valore della comunicazione quando la vista viene a mancare? Sicuramente molto.
Oggi esploriamo insieme il mondo dei non vedenti, ipovedenti, o più in generale anziani e persone che, per necessità, hanno bisogno di un'interazione non visiva con il mondo digitale.
Praticamente ognuno di noi ha provato da vicino, direttamente o attraverso propri cari, cosa vuol dire avere un handicap visivo.
Le persone che soffrono di questo disagio legato alla vista, spesso abbinato ad una questione generazionale, hanno delle riserve rispetto al mondo della tecnologia e del digitale in generale.
Ciò crea una barriera alla fruizione di tanti servizi e opportunità che invece potrebbero migliorare la loro vita.
Partendo dalle soluzioni più semplici e diffuse, sappiamo che su tutti i computer, tablet e smartphone è possibile usufruire di:
Queste sono tutte applicazioni di intelligenza artificiale, spesso effettivamente Smart perché in grado di riconoscere voci, accenti, lingue ecc.
Ma non ci fermiamo qui: ci sono start up e aziende vocate a questo tipo di missione inclusiva che lavorano ogni giorno proprio per migliorare la vita di queste persone.
È oggi possibile ridurre ulteriormente il divario digitale. Come? Facilitando l'accesso al mondo digitale alle persone che hanno difficoltà di vista, oppure che risentono della difficoltà di accesso a questi mezzi tecnologici.
Anche l’innovazione europea parla di questi temi, e un progetto in particolare, EasyTV, sta lavorando sullo sviluppo di piattaforme innovative di interazione uomo-macchina, focalizzate su tecnologie vocali e Avatar, essenziali per una fruizione semplice ed efficace per persone non vedenti, ipovedenti e sorde.
È stato sviluppato in Italia un vero personal computer nato per facilitare la vita a tutti coloro che hanno difficoltà di vista: ciechi ed ipovedenti, ma anche anziani.
Si tratta di un personal computer dotato di uno speciale telecomando con microfono con cui l'utente dà comandi vocali al computer.
Questo “risponde” fornendo a voce i contenuti e i servizi richiesti. La novità sta nel fatto che si tratta di soluzioni nate con un focus su usabilità e accessibilità, concepite cioè seguendo i principi della Progettazione Universale (Universal Design) secondo i quali soddisfacendo le esigenze dei più deboli si producono prodotti e servizi migliori per tutti.
Data la disponibilità di queste tecnologie, la contaminazione dell’innovazione percorre la strada secondo due direttrici:
Infatti, il cuore della soluzione del personal computer è una tecnologia ottimizzata, potente e veloce, che permette anche alle aziende di abilitare i propri prodotti e servizi all'interazione vocale - in parlato e in ascolto- , per i più svariati utilizzi.
Insomma ciascuno può realizzare un’Alexa, una Siri, una Cortana privata, molto peculiare, performante e brevettata.
Uno degli ambiti di ricerca per la robotica e l’intelligenza artificiale è quello di catturare l’ ”intento emotivo” implicito nelle parole, infatti già si sente parlare di sensori di emozione vocale, rispetto a quelli dell'audio.
Non è difficile far volare l’immaginazione ad un momento in cui i software di riconoscimento vocale, - addestrati a riconoscere la nostra voce e a compararla con tanti campioni da cui ha imparato - metteranno la musica adatta al nostro stato d’animo.
Sì, fa un certo effetto, magari anche di invadenza, ma per una persona con un handicap importante, sono tutte modalità che migliorano l’interazione, la rendono più umana, facile e gradevole.
E soprattutto migliorano la vita.